Sotto un albero di rimpetto alla casa c’era una tavola
apparecchiata. Vi prendevano il tè la Lepre di Marzo e il Cappellaio. Un Ghiro
profondamente addormentato stava fra di loro, ed essi se ne servivano come se
fosse stato un guanciale, poggiando su di lui i gomiti, e discorrendogli sulla
testa. “Un gran disturbo per il Ghiro, — pensò Alice, — ma siccome dorme,
immagino che non se ne importi nè punto, nè poco.”
La tavola era vasta, ma i tre stavano stretti tutti in un angolo: — Non c’è
posto! Non c’è posto! — gridarono, vedendo Alice avvicinarsi.
— C’è tanto posto! — disse Alice sdegnata, e si sdraiò in una gran poltrona, a
un’estremità della tavola.
Così inizia “UN tè di matti”, il settimo capitolo di “Alice nel paese delle meraviglie”. Il tè del Cappellaio matto elude tutte le regole base del galateo del tè Vittoriano che erano assai precise. Il latte rovesciato dalla Lepre di Marzo nel tea plate, per esempio, avrebbe fatto impallidire chiunque e anche tutto il resto dell’allegro guazzabuglio di quella strana combriccola non si rifà ai modi raffinati del tè delle cinque. Che Lewis Carrol odiasse le consuetudini inglesi fino al punto di farne una caricatura tanto surreale?… Chissà.
Certo è che per noi non Anglosassoni sorbire un buon tè coi pasticcini è tutto sommato un'operazione abbastanza semplice: non osserviamo la rigida etichetta Vittoriana di inviti e piccoli gesti precisi al millimetro e certo non mettiamo a soqquadro il tavolo come nel caso del Cappellaio. Una via di mezzo, secondo saggezza latina. Da noi infatti spesso il tè si consuma fuori casa ed è una piacevole pausa accompagnata da mignons assortiti. Se a metà di un pomeriggio grigio volete concedervi una tazza di buon tè, da noi troverete la gamma completa dei pregiati infusi Hampstead e, anche se è inutile sottolinearlo, tante piccole dolcezze per dare gusto alla vostra pausa.